Dopo numerosi invii del curriculum e colloqui stai finalmente per entrare in Azienda. Accanto all'entusiamo senti un mix di emozioni: come timore, ansia o senso di inadeguateza. Non preoccuparti, è normale sentirsi così al primo impiego. L'ingresso fisico nel mondo del lavoro è uno dei momenti più intensi e carichi di aspettative, ma anche di incertezze.
Secondo la ricerca condotta nel 2024 da Eures per il Consiglio nazionale dei giovani e l’Agenzia italiana per la Gioventù, su 1.500 giovani tra i 15 e i 35 anni la maggior parte vive questo passaggio con emozioni contrastanti: infatti, il 55% teme di trovare un lavoro sottopagato e il 47% teme l’instabilità.
Ma non si tratta solo di numeri: studenti che si chiedono se utilizzeranno mai ciò che hanno studiato nel loro campo di appartenenza, neolaureati che si sentono "troppo junior" per qualsiasi posizione aperta. Una delle paure meno dette — ma tra le più diffuse — è il senso di inadeguatezza: il timore di non essere all’altezza, di “non saper fare le cose”, di sembrare impreparati.
Questo accade perché il salto dal mondo universitario al lavoro reale è raramente accompagnato da una vera preparazione sulle dinamiche aziendali, sulla comunicazione tra colleghi, sull’autonomia richiesta.Il report Grafton 2025 rileva che molti giovani condividono lo stesso disagio. Il 40% ha dichiarato di aver avuto “paura della nuova sfida”, mentre il 28% ha trovato difficile adattarsi alla routine lavorativa.
Sono emozioni che si accentuano in settori molto tecnici o regolamentati come quello farmaceutico e biotech, dove il timore di “fare danni” è amplificato dalla complessità delle procedure.
La buona notizia? Non sei l’unico a sentirti così. E questi timori si possono superare con alcuni accorgimenti.
Nonostante questo sentire comune, molti giovani raccontano un’esperienza di ingresso nel lavoro più positiva di quanto immaginassero.
Secondo il report Grafton, il 78% si è sentito accolto in azienda e il 76% ha detto di essersi adattato abbastanza velocemente ai nuovi ritmi di lavoro. Questo ci dice che il sistema, per quanto imperfetto, si sta evolvendo — anche grazie a un maggiore focus sull’onboarding.
Cosa funziona davvero in un onboarding efficace? 🔎
Dati internazionali raccolti nel 2024 mostrano che:
Nel settore bio-pharma e biotech, queste pratiche sono sempre più diffuse, anche perché l’alta specializzazione dei ruoli rende essenziale un accompagnamento iniziale più strutturato.
Molte multinazionali stanno adottando programmi digitali, micro-learning, simulazioni e mentoring formale per aiutare i nuovi assunti ad ambientarsi, anche in contesti complessi come R&D, QA/QC, farmacovigilanza o produzione GMP.
In breve: l’inserimento è una sfida che determina il consolidamento e la costanza dei dipendenti, e oggi più che mai le aziende stanno iniziando a capirlo.